India.. o la ami o la odi… questo mi disse un’amica prima di partire… io l’ho amata subito.
In India ci sono stata solo una volta, ma è rimasta nel mio cuore, perchè è uno di quei posti che ti entra dentro da quando scendi dall’aereo, quando sei accolto da quell’odore inconfondibile di spezie ed altri profumi indefinibili, comune ad altri paesi orientali.
Molti voli dall’Europa arrivano in piena notte e la prima sensazione che avverti, appena uscita dal comfort dell’aria condizionata, è quel caldo umido che ti appiccica tutto alla pelle…
Anche se è notte fonda, la città è incredibilmente viva, piena di gente a piedi o con i mezzi più assurdi, vestiti con colori vivaci. Alcune persone hanno in mano fiori, frutta. Molti vanno a pregare nei templi. Per noi occidentali, praticanti o meno, una fede così sentita e partecipata, la possiamo vedere solo in alcuni luoghi di pellegrinaggio…per loro è consuetudine, e merita rispetto.
Mi avevano messa in guardia sulla scarsità di igiene.. Così sono partita con una valigia piena di medicinali e di amuchina…il terzo giorno ero scalza ad una cerimonia in un tempio induista.. Sono tornata in hotel con la fronte pitturata di rosso e braccialetti di buon auspicio….. l’India mi aveva già conquistata!
Vedendo le condizioni di vita per le strade, non si può restare indifferenti, eppure, nonostante questo, questa gente ha una dignità e, soprattutto, una serenità ed una generosità che lasciano senza parole… E poi ci sono gli occhioni di quei bambini, che vivono per strada e si prendono cura dei più piccoli, che fanno così tanta tenerezza che li coccoleresti tutti.
Mumbai è una città di immense contraddizioni, con hotel lussuosi oltre ogni immaginazione, che stridono con la povertà tangibile, appena fuori dalla porta, di chi una casa vera non l’ha mai avuta e forse non l’avrà mai. Guardando questa gente, sempre pronta a donarti un sorriso, pronta a dividere quel poco che hanno con te, si ridimensiona tutto e improvvisamente, ciò che fino a ieri ci sembrava indispensabile, diventa inutile e guardi alla tua vita con altri occhi.
Nel mio girovagare nel sud-ovest dell’India, sono stata accompagnata da un ragazzo simpaticissimo, una guida che parlava un misto di hindi, inglese ed anche qualche parola di italiano, ma riuscivamo a capirci lo stesso.
Così ho potuto visitare alcuni parchi naturali e poi Mumbai, i suoi templi, i suoi luoghi sacri, come il Banganga Tank, un’antica sorgente che si dice sgorghi dal Gange a più di 1000 km. di distanza… un luogo magico, pieno di leggende…nelle sue acque i pellegrini vengono per purificarsi, oppure vengono a celebrare cerimonie per i loro morti.
Mi sono soffermata a guardare una cerimonia privata, per rispetto non volevo fotografare, ma la loro guida spirituale mi ha vista, è venuta verso di me, mi ha sorriso mi ha preso le mani, ha chiuso gli occhi poi mi ha fatto un segno rosso sulla fronte, mi ha detto “sei giusta… vieni”.(almeno così ho capito dalla traduzione improbabile della mia guida…) cioè mi ha reputato degna di sedere con loro, un grande onore per me, ho potuto così scattare una foto, un’emozione che non dimenticherò facilmente…
Il traffico in India è davvero assurdo, con i pulman strapieni di persone abbarbicate anche esternamente, auto, motorini, biciclette, carretti che si intrecciano tra loro senza un ordine logico, bambini che, in mezzo al traffico vendono fiori e sigarette, ogni angolo è una sorpresa, come gli animali di vario genere che si mischiano al traffico, i mercati con il loro insieme di profumi e di colori, quelle lavanderie a cielo aperto , che ti chiedi come i panni possono mai diventare puliti in quelle condizioni, quei fili elettrici intrecciati ovunque, che farebbero rabbrividire i fanatici della sicurezza.. e poi scopri che in mezzo alla città c’è anche un’altra città, chiamata “la città dei ladri”, dove la mia guida mi ha portato, anche se un po’ recalcitrante, grazie ad un suo amico, senza il quale non sarebbe stato prudente entrare e dove si può entrare solo se accompagnati da uno di loro.. un posto incredibile, dove Indiana Jones potrebbe saltare fuori da ogni anfratto.. e lì scopri un mondo a parte, fatto di piccole botteghe fatiscenti, frequentate da vari “commercianti” di beni archeologici, dove si possono acquistare statue, monili, pezzi di templi…
Al largo di Mumbai c’è poi l’isola Elefanta, dove si possono ammirare antiche grotte indù e buddiste. Ma tra le cose degne di nota non posso scordare le grotte di Kanheri e il Parco Nazionale Sanjay Gandhi. Quando le ho visitate io non erano ancora alla portata del turismo tradizionale e me la feci tutta a piedi, in salita, prima un comodo sentiero a ridosso della montagna, poi arrampicandomi in mezzo a stretti passaggi tra le rocce nonostante una temperatura di 40° e umidità altissima… ma la fatica valeva proprio la pena: oltre 100 grotte buddiste scavate nella roccia risalenti al primo secolo a.c.
Ma l’India è anche gastronomia.
La cucina indiana è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo. Pollo, pesce, riso sono cucinati in ogni modo, ricchi di verdure e, soprattutto, di spezie, accompagnati dal “Naan”, il pane tipico (vedi ricetta nella categoria cucina), semplice o con aglio o cipolla oltre ad altri tipi di pane, come il Chapali, un pane non lievitato cotto in padella.
Tra le preparazioni più conosciute e gustose c’è il pollo tandoori, che viene macerato prima nello yogurt e nelle spezie per poi essere cucinato nel classico forno a legna, dal quale prende il nome.
Molte sono le salse più o meno piccanti che accompagnano i vari piatti, condite con varie spezie, tra le quali il Garam Masala, una miscela di diverse spezie in misura variabile, che vengono scelte in base alle varie ricette, comprese le bevande. Le spezie utilizzate possono essere, per esempio, curcuma, pepe bianco e nero, cardamomo, cannella, noce moscata, coriandolo, cumino, chiodi di garofano.. sapori non certo adatti per chi non è amante dei gusti piccanti… Non per niente nella lingua Hindi “Garam Masala” significa “spezia calda”..riferito, appunto, alla piccantezza…
E l’olio extravergine di oliva? Diciamo che l’olio extravergine di oliva in India c’è, ma essendo un prodotto di importazione molto caro, anche a causa dei dazi molto alti, è destinato a consumatori molto facoltosi, che frequentano ristoranti “per ricchi”, dove alcuni chef italiani lo propongono nelle loro ricette. Ho avuto la fortuna di conoscerne alcuni, che hanno abbinato piatti indiani con l’olio extravergine italiano, che avevo portato lì dall’Italia, con risultati eccezionali e stupore degli ospiti…
Concludo il mio racconto con il ricordo del mio ultimo giorno in India, perché non potevo dimenticare, prima di partire, di gustarmi un “Chai” che, in lingua Hindi è il “tè” indiano, una bevanda speziata che dall’India si è poi diffusa ovunque, a base, appunto, di tè, latte, zucchero e spezie varie (in genere cardamomo, anice stellato, cannella, chiodi di garofano).
Ed è così che, prima di andare in aeroporto, sono stata un’ora seduta in una sgangherata baracca al porto di Mumbai, mentre dei bambini giocavano in mezzo agli avanzi dei pesci messi ad essiccare, bevendo un tè indiano, senza preoccuparmi di cosa ci avevano messo dentro….
Beh è stato il migliore “Chai” che abbia mai bevuto durante la mia permanenza in India e la cosa buffa è che, nonostante l’igiene lì fosse davvero un optional, non ho preso neanche un raffreddore…l’India è anche questo…