OLIO EXTRAVERGINE DI OLIVA – 21 – L’OLIO “BIOLOGICO”

Spesso mi capita di sentir dire che l’olio “biologico” è più buono degli altri oli.. 

Ma è proprio così? 

Innanzitutto ricordiamoci che, in ogni caso, stiamo sempre parlando di olio “extravergine”. 

Quindi per un olio extravergine, “bio” o “non bio”, le regole non cambiano! Le caratteristiche di un olio extravergine devono sempre e comunque rispettare i parametri chimici e sensoriali stabiliti dalle normative europee. 

Quindi, i difetti dei quali ho parlato nell’articolo precedente, possono esserci anche in questa tipologia di olio. In parole semplici se un olio è buono, è buono, se è difettato, è difettato, indipendentemente che sia un olio certificato “bio” o meno, perché, come ho detto in un altro articolo, purtroppo, le caratteristiche di un olio possono deteriorarsi, se si verificano determinate condizioni di lavorazione, ma soprattutto di conservazione. 

La differenza quindi tra oli extravergine “bio” e “non bio”, consiste solo nel processo produttivo che, nell’agricoltura biologica certificata, è sottoposto a cure particolari e specifiche. 

La coltivazione biologica  è quindi un sistema di lavorazione che coinvolge tutta la gestione dell’azienda. 

Ma, per diventare azienda “biologica”, è necessario che l’azienda osservi una specie di  periodo di prova, chiamato “periodo di conversione”. Questo periodo di tempo può durare anche 2 o 3 anni, a seconda del tipo di coltivazione. In questo lasso di tempo l’azienda comincia da subito ad applicare tutti i principi previsti per la coltivazione biologica. Durante questo periodo, anche se l’azienda non può definirsi ancora “bilogica”, deve comunque rispettare la normativa bio. Tuttavia i prodotti dell’azienda possono essere commercializzati con la dicitura “in conversione all’agricoltura biologica”. 

Gli enti preposti alla certificazione “bio”, effettua delle visite in azienda per effettuare, per esempio nel caso dell’olio, prelievi del suolo e delle foglie. L’Ente certificatore controlla e segue attentamente anche lo stato di salute delle piante.   

A differenza dell’olio tradizionale, infatti, nella lavorazione dell’olio biologico, non sono previste aggiunte di additivi chimici, cominciando dai terreni di coltivazione dal quale provengono le olive, dove è previsto l’utilizzo di fertilizzanti a base organica, escludendo concimi, diserbanti e insetticidi. 

Gli enti di controllo, al fine di rilasciare la certificazione di coltivazione “biologica”, ed il marchio “bio” (riportato sopra) da applicare poi sulla confezione di vendita, vigilano quindi su tutte le parti successive della lavorazione, nonché analizzano poi l’olio estratto.

 Diciamo quindi che, sicuramente, un olio “biologico”, se oltre ad essere “bio”, ha anche caratteristiche qualitative elevate, ha un valore aggiunto, perchè aggiunge ai tanti benefici salutistici propri, anche il rispetto per l’ambiente, fattore che, sempre e comunque, fa la differenza per una scelta consapevole del consumatore.

Se questo articolo ti è piaciuto, condividilo sui social