La mia passione per l’archeologia, non poteva non portarmi in Messico.
A giro per la riviera Maya, con la sua storia, le sue tradizioni, la sua gente è un’esperienza che andrebbe fatta almeno una volta nella vita.
Tutto è da vedere e conoscere. Dal mare cristallino, alla sua fauna, alla sua vegetazione rigogliosa, ai siti archeologici, fino a spingersi sotto terra in fiumi e laghi sotterranei.
La penisola dello Yucatan si trova proprio sulla punta estrema del Messico, immersa nel Mar dei Caraibi.
Iniziamo questo viaggio tra natura e storia dalla Riserva della Biosfera di Rio Lagartos, nel nord dello Yucatan, poco lontano da Valladolid. E’ un villaggio di pescatori dove sembra fare un viaggio nel passato, quando la natura, era la protagonista sulla terra…
Inoltrandosi nelle acque della sua laguna, che sfocia nel golfo del Messico, accompagnati dalle barche dei pescatori del posto, si incontrano ecosistemi talmente diversi e colorati che viene da chiedersi dove siamo finiti. Come le saline di Las Coloradas, dove le acque sono rosa a causa del colore del plancton, oppure il canale che si inoltra tra le foreste di mangrovie, dove è sconsigliato non immergere neanche un piede, se non si vuole avere un incontro ravvicinato con i denti di un alligatore.
La riserva di Rio Lagardos, il cui nome significa appunto fiume degli alligatori, è stato dichiarato patrimonio dell’Unesco e non è tra le attrazioni più conosciute della Riviera Maya, come invece lo sono le più note mete turistiche di Cancun o Playa del Carmen.. La biosfera ospita circa 500 specie diverse di animali, tra uccelli, pesci e mammiferi, oltre alla più grande colonia di fenicotteri rosa del Messico.
Vicino a Rio Lagartos si trova un sito archeologico, anche questo non molto conosciuto: Ek Balam, il cui nome significa “Giaguaro nero”.
I maya avevano un legame molto importante con gli animali. Il famoso calendario maya, infatti , diviso in 13 “lune” e non 12 mesi come il nostro, si basa sull’allineamento dei pianeti e sui cicli lunari. Ogni ciclo è legato ad un animale. Il Giaguaro, per esempio, corrisponde al ciclo che va dal 9 marzo al 5 aprile ed i Maya lo consideravano una divinità che rappresentava vitalità e saggezza.
Ek Balam è un sito archeologico ancora in fase di esplorazione. E’ composto da diversi edifici, ancora in buone condizioni, otre ad una piramide sulla quale mi sono arrampicata con grande fatica. Sulla sua cima ho avuto la fortuna di vedere alcuni archeologi al lavoro. Chiacchierando con loro, incuriosita dal loro lavoro, mi hanno raccontato che c’è ancora tanto da scoprire e mi hanno fatto vedere, dall’alto della piramide, altri insediamenti ancora tutti da esplorare che sbucano dalla giungla… parlare con loro è stata davvero una grande emozione…
In questo territorio tutto racconta la storia di questo paese, le statuette in ceramica che si trovano ovunque, i dipinti o le sculture di alberghi o ristoranti, ma soprattutto la storia di questo paese si riflette nella gente, così orgogliosa della propria discendenza dal popolo Maya.
Questa parte del Messico è però molto conosciuta anche per la presenza dei “cenote”, grotte calcaree che si sono formate nel tempo e che sono sparse un po’ ovunque, spesso coperte dalla vegetazione….
I “cenote”, oltre ad essere una riserva d’acqua, per i Maya erano anche luoghi sacri dove venivano effettuati sacrifici umani. Infatti le ricerche archeologiche hanno portato alla luce vari oggetti preziosi, gioielli e resti umani, probabilmente di prigionieri di guerra o giovani vergini, che venivano gettati nei “cenote”, lasciandoli poi affogare, per ingraziarsi l’aiuto dei loro dei, considerando quindi i “cenote” il loro approccio mistico al mondo di queste divinità.
Potevo io quindi non tuffarmi dentro un “cenote”? Giammai!
In verità è un’attrazione prettamente turistica, una di quelle che, normalmente, non farei mai… ma la storia dei “cenote” mi ha sempre affascinata così tanto che non ho resistito, così mi sono tuffata ed è stata un’esperienza turistica sì, ma comunque fantastica, perchè, immergersi in luogo così pieno di storia, non può comunque lasciare indifferenti…
Ma non finisce qui. Queste grotte calcaree sono molto numerose in Messico.
Molte di loro sono collegate tra loro da gallerie subacquee sotterranee che si dipanano per chilometri nel territorio, in buona parte ancora inesplorate. Facendo qualche ricerca ho individuato una di queste grotte, aperte al pubblico, Rio Secreto.
L’accesso avviene su prenotazione con guida speleologica ed attrezzatura idonea: muta, scarpe di gomma, casco con luce.
Questa è stata un’esperienza davvero fuori dall’ordinario.
E’ un posto incredibile. Si entra dentro la grotta e si cammina letteralmente dentro l’acqua del fiume sotterraneo, la cui profondità aumenta gradualmente. La grotta si scende tra le rocce, addentrandosi per 1 km nel sottosuolo, fino ad arrivare ad un lago sotterraneo, in uno scenario da fiaba tra stallattiti e stalagmiti.
Ma le meraviglie archeologiche non finiscono qui…
Come dimenticare quindi Tulum, un antico insediamento Maya, a picco sulla costa caraibica, un posto incantato, dove ho incontrato anche un serpentello e qualche iguana, rettile molto dIffuso in tutta la riviera Maya.
Infine Cobà, con la sua piramide, dalla cima della quale si gode lo spettacolo sconfinato della giungla dello Yucatan, che ospita varie specie di animali.
Ovviamente, non potevo certo perdermi il meraviglioso mare dei Caraibi, nella baia di Akumal, dove ho nuotato con le tartarughe, riuscendo miracolosamente anche a fotografarne una…
La gastronomia messicana non avrebbe bisogno di presentazioni, tanto è conosciuta ed apprezzata in tutto il mondo, per i suoi gusti particolaramente piccanti e saporiti. I piatti messicani sono talmente tanti che ci vorrebbe un libro.
Quindi ne nominerò solo alcuni tra i più famosi, come il Chili di carne a base di manzo macinato, con peperoni, cipolle, fagioli e spezie piccanti; gli immancabili Tacos, che sono delle tortillas (una specie di piadina) di mais, piegate a metà e farcite con chili di manzo, fagioli, insalata, avocado e salse varie; i burritos, una specie di piadine, molti sottili, fatte con farina di frumento e farcite di pesce, carne o riso; ci sono poi i nachos, triangolini di mais fatti con la pasta delle tortillas e fritte, tipo patatine… talmente buone che una tira l’altra…
Ci sono poi le empanadas, una specie di ravioli fatti con una pasta lievitata di farina di frumento, che possono essere dolci, riempite di frutta o marmellata o salate, con carne e verdure, sempre con l’immancabile peperoncino. Si possono cuocere sia fritte che in forno.
Le salse, che si accompagnano a molti piatti messicani, sono diverse.
Tra queste, le più conosciute, sono la salsa guacamole, fatta con avocado ben maturo, pomodoro, lime, cipolla e peperoncino verde; il “Pico del Gallo” con pomodorini, limone, cipollotto, peperoncino, sale e zucchero; oppure la salsa chili che accompagna carne grigliate o tortillas, a base di pomodori, peperoncino, zucchero e cannella.
Tra i dolci forse i più popolari ci sono i Churros, una pasta fritta, ricoperta di zucchero che viene poi tuffata nel cioccolato.
L’olio extravergine di oliva, specialmente quello di alta qualità, è argomento quasi sconosciuto in Messico che, praticamente, non ne produce.
Le tipologie di olio utilizzate maggiormente sono l’olio di semi di girasole, di mais o di soia.
Sono molto utilizzati poi il burro e lo strutto, il che non fa certo della cucina messicana una cucina dietetica e salutare… ma via su..ogni tanto un buon piatto messicano ci starebbe proprio bene…
L’olio extravergine di oliva non fa parte delle tradizioni locali e poi, sicuramente, per le tasche del consumatore medio messicano, è, in ogni caso, un prodotto troppo caro…
Il viaggio i Messico finisce qui… prossima tappa? Stay tuned… e lo saprete…