La maggior parte delle persone, quando gli parli di olio di qualità, difficilmente mostra interesse all’argomento, principalmente perchè schiava delle abitudini e si sa, lasciare la strada vecchia per la nuova, non si sa quello che si trova….. quindi la scelta, in genere, è quella di restare nella propria ignorante “comfort zone”..
Confucio diceva: “Tra gli uomini non v’è chi non mangi e non beva, ma pochi sanno distinguere i sapori”.
Ecco in questa frase è racchiuso tutto il problema.
Allora mi chiedo, perché per il vino non è così?
Forse è’ una questione di classe? Già, in effetti, saper giudicare la qualità di un vino, è ritenuto, specie nella buona società, un segno di cultura ed indubbiamente lo è. Saper scegliere un vino per un pranzo o una cena, saperlo abbinare, è da sempre considerato una distinzione di classe, anche un po’ snob, se vogliamo e, considerati i prezzi di certi vini, anche di ricchezza, visto anche che, più vecchi sono e più valore hanno, vedi le vendite all’asta dove, per certi vini d’annata, i collezionisti sono disposti a spendere molte migliaia di euro!
Questa quindi è la differenza tra acquistare un vino ed un olio extravergine per il consumatore tipo: se acquista un vino molto caro, “farà bella figura quando lo porterà in tavola” ma, se deve pagare un olio extravergine 25 euro per 500 ml, pensa che sono sprecati perchè il costo è troppo caro per un olio…
Ed ancora, facendo un esempio classico.. perchè se un vino sa di tappo, la maggior parte delle persone se ne accorge e se un olio sa di aceto o di rancido nessuno ci fa caso?
Forse imparare a scegliere un buon olio extravergine di oliva non è così “figo”, anche perchè, in fondo, per il consumatore medio, un olio è un olio….
Peccato che gli oli extravergine di oliva non siano tutti uguali… ma questa consapevolezza è assente nella maggior parte dei consumatori.
Dunque, per la maggior parte di queste persone, che non dà importanza alla qualità di un olio, l’unica cosa importante è il prezzo. Se poi gli fai notare che ha comprato una schifezza, casca dalle nuvole e, magari, per autoconvincersi, mette su di una fetta di pane l’olio che ha comprato, dà un morso e la risposta è sempre la stessa: “beh è buono, cos’ha che non va?”
La differenza sta tutta lì, nel concetto di “buono”.
Si potrebbe dire: “non è buono ciò che è buono, ma è buono ciò che piace”….. sì fino a che non fai il confronto… sempre che le papille gustative, ormai abituate a considerare “buoni” cibi ed alimenti mediocri, siano ancora in grado di riconoscere la differenza…
Perchè la qualità non è un optional!
Ed è così che, accantonato il pane con l’olio, metti davanti allo scettico di turno due bicchierini, magari di vetro, che gli farai tenere, uno per volta, tra le mani per scaldarli un po’. Quindi annuserà, ad occhi chiusi il primo olio. Nel migliore dei casi non sentirà alcun odore, oppure, probabilmente, nella maggior parte dei casi, sentirà odore di aceto o di rancido.
Poi annuserà l’altro, chiuderà nuovamente gli occhi, ed ecco che il sorriso si aprirà, perché si ritroverà virtualmente in campagna, in mezzo agli olivi ed a freschi profumi erbacei di verdura, oliva, frutta secca, magari anche di note floreali o di agrumi…..
Quando aprirà gli occhi, la magia è già avvenuta… ha già scelto quale dei due oli assaggerà ed ecco così che, ai profumi, si unisce il sapore di questo olio straordinario, che confermerà quanto l’aroma prometteva, arricchito inoltre da note amare e piccanti. Lo scetticismo lascerà ora spazio allo stupore!
Assaggiare è solo l’inizio e, almeno per una volta, lasciare la strada vecchia per la nuova, fa scoprire un mondo di sapori e di profumi, che possono avere mille sfumature diverse in base alla cultivar, alla provenienza ed alla lavorazione dell’olio extravergine di oliva che sceglierete.
Ricordate, l’olio extravergine non serve solo per condire, ma anche per cucinare e dalla sua qualità dipende il sapore di tutto quello che mettete in tavola, dall’antipasto al dolce, un olio per ogni cibo, provate ad assaggiare una semplice schiacciata con l’olio fatta con olio rancido e poi assaggiatela ancora calda con un olio di qualità… quando lo verserete sopra, il calore della schiacciata esalterà i suoi profumi e, a meno che il vostro olfatto non sia ormai definitivamente atrofizzato, non potrete non riconoscerne tutte le caratteristiche… organolettiche.
Un altro esempio?
Avete mai provato un monocultivar di “Coratina” su di un tortino di cioccolato?
Provare per credere!