BLOG – NEW YORK (USA)

New York, “the City that never sleeps”, la città che non dorme mai, è una di quelle città dove tornerei all’infinito. Quando hai occasione di visitare una città e poi di tornarci più volte negli anni, la trovi ogni volta diversa. 

La prima volta che l’ho visitata è stato l’anno dopo la caduta delle torri gemelle, l’evento che dovevo organizzare fu annullato un mese prima, altrimenti mi sarei trovata lì proprio in quei giorni…quando si dice il destino… . 

Ricordo ancora l’emozione per quell’orribile cratere, quei fiori che, dopo un anno, ancora venivano portati dai visitatori.  Sono tornata a New York molte volte da allora ma, solo 16 anni dopo, sono riuscita a tornare in quello che era l’World Trade Center. 

Al posto di quel triste cratere c’è ora un’enorme vasca, dove sono riportati, sulle sponde, i nomi di tutte le persone che hanno perso la vita l’11 settembre. C’è poi il Memorial Museum, dove sono ripercorse tutte le fasi di questa tragedia, frutto della follia dell’uomo. Per chi visita questa città, questa tappa è d’obbligo, per rendere omaggio e soprattutto per non dimenticare…

New York è una città immensa e le distanze da un posto all’altro sono infinite, quindi va sempre messo in conto.  Addentrandosi nel cuore della City, ci si trova travolti da una folla multirazziale a qualsiasi ora del giorno e della notte. Gli occhi si perdono tra le miriadi di grattacieli altissimi, dalla cima di alcuni dei quali è possibile godere dell’immensità di New York. 

 Dire cosa vedere non è semplice, dipende innanzitutto dal tempo che uno ha a disposizione. Per chi ha poco tempo, il suggerimento è di prendere uno dei bus turistici “Hop-on/Hop-off”, che fanno il giro delle attrazioni principali, permettendo di scendere dove si desidera, per riprendere poi il bus successivo per continuare il giro. 

Oppure, se avete tempo, potete acquistare la “Metro card”, una tessera acquistabile in qualunque stazione della metro, ricaricabile, che dà libero accesso a Bus e Metro. Dopo aver girato per la City, non possono mancare il ponte di Brooklyn, Central Park, China Town, il Rockfeller Center, oppure il Greenwich Village, dove perdersi nei suoi pub per ascoltare Jazz dal vivo. 

Poi ancora Harlem, per visitare questo interessante quartiere afroamericano, magari godendosi un coro Gospel. 

Ci sono poi i vari quartieri, molto più lontani come il Bronx, con la sua Little Italy e lo Yankees Stadium, il famoso stadio di baseball, il Bronx Zoo, un parco bellissimo, all’avanguardia per la cura e il rispetto per gli animali, che vivono in ampi spazi naturali. 

E poi c’è il mare. A Sud Manhattan, da Battery Park, parte il battello che porta, in due tappe, prima alla Statua della Libertà e poi ad Ellis Island (consiglio di fare i biglietti on line per evitare file chilometriche), dove rivivere, attraverso un interessante museo, tutta la storia dell’immigrazione in America. 

Infine consiglio un giro sulla funicolare che porta a Roosvelt Island, sull’East River, tra Manhattan ed il Qeens, utilizzata anche per un film di Spiderman, attrazione quasi sconosciuta, ma veramente spettacolare. 

Al tramonto consiglio di prendere il battello per Staten Island, un altro quartiere, dove vivono molte persone che lavorano nella City e che è il modo più economico per vedere la baia di New York, magari armati di macchina fotografica per immortale lo skyline di New York. 

 Alla fine della giornata, il giro non può che terminare tra le infinite luci della City in Time Square, tra i suoi ristoranti multietnici, e gli spettacoli di Broadway!

Se vi avanza una giornata potete fare una visita ad un museo, la scelta è difficile, perhè sarebbero tutti da visitare:  Il Metropolitan, il Moma, il Museo di Storia naturale, l’Intrepid  Sea-Air-Space Museum, un interessante museo storico marittimo militare.. ma la lista sarebbe ancora lunga… 

Vicino a quest’ultimo museo, sorge il “Jacob K. Javits Convention Center”, un grande centro fieristico dove, ogni anno, si svolge una delle più importanti fiere internazionali del settore agroalimentare: il “Summer Fancy Food”, dove, per molti anni, ho organizzato uno stand per promuovere e far conoscere i nostri oli di eccellenza. 

Questo tipo di fiere internazionali sono piuttosto costose, per cui, chi desidera partecipare, deve saper preparare bene i 3 giorni di fiera, organizzando, prima di partire, incontri con i buyers, anche approfittando del fatto che , molti di loro, hanno un proprio stand in fiera.  

Chi non ha ancora un importatore o distributore negli USA, obbligatorio per commercializzare ogni prodotto, va tenuto presente che, spedire campionature negli USA, è piuttosto complicato, perché devono sottostare alle normative dell’FDA, la Food and Drug Administration, l’ente governativo statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari. 

Le normative sono severe, anche per quanto riguarda l’etichettatura delle bottiglie. Ecco perché, per questa tipologia di fiere, è sempre bene appoggiarsi a spedizionieri internazionali, che abbiano anche accesso alla movimentazione interna della fiera e che siano autorizzati dall’ente fieristico a consegnare la spedizione direttamente allo stand, per evitare che le campionature restino bloccate alla dogana. 

Quindi è consigliabile unirsi, anche per risparmiare sui costi della fiera, a collettive di aziende italiane, come, per esempio quelle coordinate dall’ICE (Istituto Commercio Estero), che sapranno dare tutte le informazioni del caso. 

L’esportazione dell’olio italiano negli Usa è in crescita, nonostante qualche anno fa, alcune testate giornalistiche americane  uscirono con articoli dove denunciavano truffe o sofisticazioni da parte di alcune aziende italiane, per oli esportati dichiarati extravergine, ma che di fatto non lo erano. 

Gli USA hanno comunque anche una propria produzione di olio extravergine, soprattutto in California. Questo stato aggiunge così al turismo, per le sue splendide attrattive naturali ed alla Silicon Valley, per le produzioni software, anche il settore agricolo che, grazie al suo clima, permette una variegata serie di coltivazioni, a cominciare dalla vite, che produce vini di pregio, fino alla frutta fresca e secca, per finire all’olio extravergine di oliva. 

Le produzioni olivicole Californiane si avvalgono di cultivar a noi ben note, come Frantoio, Moraiolo, Pendolino, Leccino, Maurino oltre ad altre, tra le quali la Coratina e la spagnola Arbequina. 

Gli Usa stanno affinando leggi specifiche in materia riguardo la qualità di questi oli, in quanto l’interesse del consumatore finale sta crescendo ed auspica quindi una crescita della produzione interna di olio di oliva. 

Ad oggi oltre il 70% di olio importato negli Usa è extravergine e l’Italia è tra i primi fornitori. Secondo alcune fonti l’olio extravergine è quello più utilizzato dalle massaie americane..,

La cucina negli USA è molto varia, dipendente soprattutto dalle culture ed usanze diverse proprie dei vari stati. Ci sono comunque alcune costanti che si ripetono un po’ ovunque. 

L’American Breakfast, la colazione americana, è di fatto un pasto, più che una colazione: uova, bacon, fagioli, patate, pane tostato, pancake con sciroppo d’acero, muffin, ecc. decisamente molto calorica..  

Il piatto più importante comunque negli USA è sicuramente la carne, famosa per essere particolarmente morbida e succosa, sia di manzo che di maiale. 

Oltre le classiche bistecche alla griglia, consiglio le gustose Ribs, costoline di maiale morbidissime, che, prima di essere grigliate, vengono macerate per almeno 12 ore nella salsa barbecue, sale, pepe e spezie. Anche il pesce, specie sul mare, è ottimo. 

A New York, vicino a Time Square, c’è il ristorante Red Lobster, dove si possono  gustare, tra l’altro,  piatti unici di pesce, crostacei  e molluschi con contorno,  preceduti dalla Caesar Salad, un’insalata molto gustosa, a base di insalata tipo lattuga o iceberg, condita con una salsa, tipo maionese, fatta con uovo, aglio, aceto, salsa Worcestershire e olio extravergine di oliva, il tutto accompagnato da crostini di pane arrostiti.  Questo ristorante è quasi sempre pieno, conviene quindi prenotare per tempo ma, garantisco, che l’attesa vale davvero la pena.  

I dolci americani sono tantissimi e spesso molto elaborati, dai cup cakes, alla classica cheesecake, all’Apple Pie, o all’Angel cake ecc.

Gli USA  quindi, non sono solo fast food, hot dog e panini al sesamo con hamburger e patatine, ma offrono un’ampia scelta per tutti in gusti… ed in ogni caso, se proprio vi manca un buon primo, i ristoranti italiani sono molto numerosi ed in alcuni di loro potrete trovare anche molti oli extravergine di oliva di eccellenza toscani… 

Prossimo viaggio? Oriente… stay tuned…


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