BLOG – THAILANDIA

Thailandia, un viaggio di tanti anni fa..  paese  davvero affascinante! 

Questo paese era  l’antico Siam, fino a prima della seconda guerra mondiale. 

La sua storia emerge ovunque nei suoi templi, nel suo popolo, nelle sue tradizioni fatte di leggende e spiritualità. 

Scesi dall’aereo la sensazione è sempre la solita, come in ogni paese del sud est asiatico, quel caldo appiccicoso che ti attacca addosso tutti i vestiti.. quell’odore di spezie inconfondibile…

Bangkok è una città bellissima, che sorge sul fiume Chao Phraya. 

Come molte città orientali, che i trovano su corsi d’acqua, la vita sul fiume è molto intensa, nel senso più puro della parola. Sul fiume si vive, si dorme, si mangia, si lavora… Una vita a parte.. 

Sono capitata a Bangkok per “il compleanno del Buddha”, il Visakha Bucha Day,  il giorno più sacro dell’anno buddista che ricorda la nascita, l’illuminazione e la morte del Buddha. Questa festività è particolarmente sentita in Thailandia, In questo periodo dell’anno, verso la fine della primavera, i templi si vestono a festa e sono accessibili giorno e notte. Ci sono fiori ovunque e colori, tanti colori… 

Accanto ai templi si possono sentire ovunque i suggestivi mantra, i canti propiziatori dei monaci buddisti. 

Uno dei siti più belli di Bangkok è il Grande Palazzo Reale, una vera e propria cittadella formata da un centinaio di palazzi ricchi di statue, decorazioni ed intagli. Gli occhi non bastano, perdendosi tra i vari templi, come quello del Buddha di Smeraldo o il Wat Pho, dove si trova l’imponente statua dorata del Buddha sdraiato di ben 45 metri di lunghezza e 15 di altezza

Ci sono poi i caratteristici mercati galleggianti… 

E’ sorprendente vedere la vita di questa gente che scorre sul fiume.

 Attraversare un canale, passando di barca in barca, è un’esperienza impagabile.. 

Non avrei mai pensato di vivere personalmente questa esperienza… 

La colpa è di un documentario visto tempo prima, dove si parlava di un museo di Bangkok non riportato sulle guide turistiche, di alto valore storico:  il Museo delle Navi Reali, dove sono conservati diversi preziosi vascelli.

 Avrei mai potuto perdermelo?  Ci mancherebbe!

A quei tempi il Museo delle Navi Reali, il Royal Barge Museum, era poco conosciuto perfino ai thailandesi… Inoltre internet allora non era evoluto come adesso e trovarlo è stata una vera e propria avventura. 

Avevo gli appunti portati da casa con un probabile indirizzo. 

Allora solo  pochi parlavano inglese e comunicare con le persone non era molto facile, quindi mi faccio scrivere in hotel le indicazioni in  thailandese, per vedere di riuscire a comunicare. 

L’unica cosa certa era che dovevo prendere un traghetto per raggiungere l’altra parte del fiume. Quando però arrivo dall’altra parte del fiume, nessuno sa aiutarmi. Entro così in una banca sperando di trovare qualcuno che parli inglese… miracolosamente un ragazzo mi aiuta ed alla fine, un po’ a parole.. un po’ a gesti, riesco ad avere delle indicazioni. 

Mi affido speranzosa a un tassista, con le mie belle indicazioni in thailandese ma, arrivati vicino al fiume, il tassista si ferma, facendomi capire che lui non può andare oltre, indicandomi un canale, poco più avanti. Faticosamente riesco a capire che, per proseguire, devo andare dall’altra parte del canale. 

Peccato che, sul canale, tra l’altro molto ampio,  non c’è il ponte, ci sono solo tante barche immerse tra tappeti di piante galleggianti. Il tassista se ne va. 

Mi sento un po’ persa.. ma non demordo, chiedo ancora e ancora e da una barca una signora mi fa cenno di salire… penso che la signora abbia frainteso le mie intenzioni.. ma lei insiste, mi prende per mano indicandomi, a gesti, di passare di lì per arrivare oltre il canale ed allora finalmente capisco! 

Quelle barche sono il ponte! Per loro è normale andare da una parte all’altra del canale attraversando di barca in barca…Così, decido di fidarmi e salgo. 

Come già mi era accaduto in India, ho trovato la cordialità, la cortesia e l’ospitalità di questa gente sorprendente! Ovunque passo mi invitano a sedere e mi offrono da bere o da mangiare. Queste barche non sono solo barche, sono vere e proprie case galleggianti, con le reti per il pesce, i panni appesi fuori, i bambini che giocano, le donne che lavano sul fiume o cucinano cibi vari nei classici wok, in un misto di odori indefinibili… mi trattano come un ospite… lascio loro qualche spicciolo e mi darebbero tutta la barca…  Un’esperienza indimenticabile… 

Ma il museo mi aspetta. Riesco finalmente ad arrivare dall’altra parte del canale ma, del museo, neanche l’ombra… comincio a disperare, nessuno sa nulla… alla fine un signore mi indica un grande capannone, dall’altra parte della strada. Sembra tutto, meno che un museo. Davanti al capannone c’è un cancello sgangherato, chiuso con una catena rugginosa ed un lucchetto d’annata.  Appoggiato in terra, da una parte,  c’è un piccolo cartello di legno scolorito. Leggo, incredula la scritta, piccola e quasi cancellata: Royal Museum!  Non posso crederci! L’ho trovato! Chiuso e somigliante a tutto meno che a un museo! 

Lì vicino c’è una baracca simile a un bar… Mi accascio stanca, delusa e accaldata su una sedia per bere qualcosa per riprendermi dal caldo terribile… Provo, ormai sconsolata, ancora una volta, a chiedere se qualcuno parla inglese, per avere informazioni del Museo, convinta che nessuno mi avrebbe risposto…

Ma stavolta, incredibilmente, un ometto dimesso, anziano, all’apparenza  uno dei pescatori delle barche sul fiume, posa il bicchiere mi guarda divertito e mi chiede, in perfetto inglese, se voglio vedere le barche reali! Al mio entusiastico “of course!”, mi sorride sorpreso dicendomi che nessuno “straniero” capita mai da quelle parti a cercare il Museo e pronuncia la frase più incredibile che potevo sperare di sentire:  “Venga con me, le apro.. io sono il direttore!”. 

Mi trovo così davanti ad uno spettacolo fantastico: 8 stupendi vascelli in teak, tutti dorati , finemente intagliati e preziosamente decorati con pietre di vari colori. Il direttore, mi racconta poi che le barche sono di proprietà della casa reale e che ormai non vengono usate quasi mai, solo per rare cerimonie ufficiali sul fiume Chao Praya. Felice come un bambino del mio interesse (chissà da quanto non raccontava queste cose a qualcuno..),  mi mostra anche altri reperti storici, le uniformi dei rematori, modellini di altre navi che facevano parte della flotta originaria, che conta ben 50 vascelli.. un vero tesoro storico e archeologico. 

Sono passati molti anni da allora. So che ora il Museo è ben organizzato, citato sulle guide e ben raggiungibile, ma le circostanze che mi hanno permesso di visitarlo, resteranno sempre, per me,  uno dei ricordi più divertenti e curiosi del mio viaggio in Thailandia.  

Dopo i mercati galleggianti,  è d’obbligo a Bangkok, una scappata al folcloristico mercato notturno di Patpong. 

In questo particolare mercato si trova davvero di tutto di più, dai souvenir alla tecnologia (più o meno di provenienza legale…). 

 Lì sono stata testimone dell’efficienza e l’ingegnosità dei commercianti del posto, quando è arrivato improvvisamente un violento nubifragio, cosa ordinaria nel periodo dei monsoni. In meno di 5 minuti, lavorando tutti insieme come una squadra affiatatissima, hanno protetto le bancherelle con dei teli di plastica, usciti da non so dove, e creato delle grondaie, inventate al momento, canalizzando l’acqua in diversi secchi… se penso che a Firenze, con due gocce d’acqua si ferma tutto…. 

Dopo  questa “magia” i vari commercianti sono tornati ai propri banchi ed hanno continuato a lavorare come se niente fosse… 

Lasciando Bangkok, ci si immerge nelle campagne e nei piccoli villaggi, dove, nei campi, la vita procede frenetica…ogni tanto capita di vedere colonne di elefanti al lavoro… 

Ayutthaya, la vecchia capitale del Siam, è uno dei posti più suggestivi che ho visto nei miei viaggi. 

Questo sito storico ed archeologico è  un susseguirsi di edifici e templi, tra i quali la vecchia residenza reale di Bang Pa-in, il “Palazzo d’estate”, residenza dei sovrani siamesi del Regno di Ayutthaya, lo splendido e ben conservato sito archeologico di Phra Nakhon, che  è stato dichiarato dall’Unesco patrimonio  dell’umanità, oppure il  Tempio di Mhathat, famoso per la scultura della testa del Buddha sorridente racchiusa tra le radici di un antico albero. 

Questo è un luogo di grande spiritualità per i thailandesi, ricco di leggende, tra le quali quella che dice che le radici che lo sostengono siano “l’albero della vita”… leggenda o realtà resta il fatto che le radici, crescendo, non coprono mai la testa del Buddha… 

La parte archeologica, ricca di statue del buddha e pinnacoli di pietra non possono non lasciare a bocca aperta..

Ma come si mangia in Thailandia?  

Il cibo thailandese a me piace molto, forse perché a base di riso, gamberi e verdure, ma anche pollo e maiale, il mio cibo preferito. 

Tra i piatti più conosciuti, anche da noi, c’è il Pad Thai, un piatto a base di noodles di riso (simili alle fettuccine ma fatte con la farina di riso), con uova, gamberi, lime, peperoncino, germogli si soia ed altre verdure, accompagnati da salsa di pesce o di soia. 

Molte sono le zuppe di pesce e le insalate di carne, sempre accompagnate da salse più o meno speziate. Anche la versione Thai degli involtini primavera, non sono male, possono essere ripieni di maiale, gamberi  e funghi. Tra i dolci è popolare un riso che viene cotto nel latte di cocco zuccherato ed accompagnato con mango a fette.

E l’olio? Beh, il nostro olio extravergine non ha un gran mercato in Thailandia, seppur ben presente nei supermercati. 

Anche qui sugli scaffali possiamo trovare le più popolari marche di olio (simil) extravergine (??) italiano, che (non so come) sono presenti anche nelle lande più sperdute del mondo…  

Per la fiera Thaifex, molto frequentata da buyers provenienti prevalentemente dai vicini paese asiatici, avevo acquistato giusto un paio di questi oli italiani “simil-extravergine”. 

Inutile dire che, dopo averli correttamente anonimizzati in carta di alluminio, per coprire la marca, li ho usati come “oli difettati” per far capire ai buyers venuti al mio stand la differenza con un olio di qualità…. 

Adesso il nostro olio è forse più conosciuto ed apprezzato di qualche anno fa, soprattutto in alcuni ristoranti italiani di livello, per persone facoltose, come in India e in Cina. 

Tuttavia, a causa degli alti prezzi di importazione, i nostri oli di eccellenza non sono certo alla portata del consumatore medio thailandese. 

 La cultura culinaria thailandese, infatti, per condire e cucinare usa prevalentemente oli di palma, di soia , di cocco, di mais, di girasole oltre altri tipi di oli di semi. 

Anche questo viaggio termina qui.. ma  presto ripartiremo per un altro viaggio ed altri sapori… stay tuned!

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