I miei anni sono tanti, ma il ricordo di quando ero bambina, è ancora vivo e “pane ed olio” era la “merenda” che preferivo. Erano altri tempi, soldi ce n’erano pochi. I prodotti erano più rustici, ma sapevano di “buono”. Chi aveva la fortuna di vivere in campagna poteva approfittare delle bontà che la terra produce, ma per chi viveva in città, bisognava fidarsi dei negozianti sotto casa. Non c’erano i social, o chef stellati come oggi, che propongono piatti talmente complicati e sofisticati che, una comune massaia, mai si sognerebbe di realizzare nella sua quotidianità, con ingredienti talmente ricercati, che non si saprebbe neanche dove trovarli…
Allora la cucina era semplice e molto casalinga, le ricette tramandate dai nonni per generazioni. Lo so, anche io mi sono modernizzata e sono un’utilizzatrice dei social, mi sono dovuta adeguare allo scorrere del tempo ma, pensando alla mia infanzia, provo tanta nostalgia, perché allora senza social e, soprattutto, senza quel cancro della società moderna che sono gli “influencers”, forse stavamo molto meglio.
C’erano i negozi vicino a casa, dove, andando a piedi, trovavi, il panettiere, il fruttivendolo, il macellaio, il mesticatore, il ciabattino (ma esistono ancora?). Ci conoscevamo tutti, ci davamo del tu e ci chiamavamo per nome e, forse, i negozianti ci conoscevano meglio dei nostri amici e tutti sapevano tutto di tutti, anche senza Facebook, Instagram ecc. perché si parlava di più e scrivevamo di meno.
I tempi erano più dilazionati, si correva meno e così, andare a fare la spesa, non era solo una necessità, ma anche un momento di piacevole convivialità…
Purtroppo tutto questo non esiste quasi più, levato che nei piccoli paesi. Le città si sono ingrandite e diventate metropoli multirazziali, la società richiede impegni continui ed il giorno di 24 ore non basta più e non c’è più tempo per andare a piedi a fare la spesa e guardare con calma cosa scegliere.
Così è stata la morte dei piccoli negozi, sostituiti da anonimi grandi supermercati, dove sei solo uno dei tanti che, tra un impegno e l’altro, acchiappa al volo la prima cosa che c’è sullo scaffale, purchè si faccia presto e si spenda poco…
E’ così che siamo arrivati dove siamo oggi.. abbiamo scelto il progresso, dimenticando le radici, che dovrebbero arricchire l’insegnamento, per vivere in un mondo pieno di comodità, è vero, ma dove i bambini credono che le uova nascano al supermercato…
Sicuramente i prodotti di uso quotidiano, grazie alla scienza ed alla tecnologia, nel tempo, sono migliorati, non c’è alcun dubbio, ed è stato introdotto il concetto di qualità, ma è davvero così per tutto?
Guardando una bottiglia di olio extravergine, non posso che pensare a quanto è buono, soprattutto quando è appena franto e sono felice e fiera di saper distinguere se è davvero un olio extravergine di oliva di qualità…
Ma per la maggior parte delle persone non è così. Far accettare, soprattutto alle vecchie generazioni, che l’olio extravergine che loro ricordano, oggi ha raggiunto dei livelli che in passato non c’erano, è uno scoglio quasi insormontabile da far capire…
Purtroppo, grazie a chi produce olio “industriale” per favorire quantità e non qualità, molti oli extravergine, di fatto non lo sono e non passa giorno che non vengano denunciate truffe verso i consumatori.
Ma la cosa peggiore è che le persone non se ne accorgono perché, non conoscendo la differenza tra un olio di bassa lega ed un olio di qualità, pensano che tutti gli oli siano uguali e valutano quindi un olio solo dal prezzo…
Cosa fare quindi per far capire alle persone che gli oli di qualità sono altra cosa?
Noi divulgatori ci proviamo tanto, ma sradicare concetti che fanno parte di vecchie culture è un compito durissimo.
Ecco quindi che l’unica cosa che può funzionare è il “passaparola”. Nulla come questa semplice azione può convincere le persone.
Comincia così, infatti, se impari ad apprezzare e riconoscere la qualità di un prodotto, non tornerai più indietro ed una volta acquisita questa consapevolezza, l’importante è parlarne, a tutti, alla famiglia, agli amici, ai colleghi, a chiunque…
Perché è così che funziona il “passaparola”…
Una sola persona è una goccia nel mare, ma può diventare un fiume e poi un lago e poi un oceano, se ognuno racconterà a qualcun altro cosa ha scoperto.. e cioè che l’olio extravergine di oliva di qualità è davvero tutto un altro mondo fatto di profumi e sapori sempre diversi!
Le Associazioni di categoria olivicole stanno facendo un grande lavoro di sensibilizzazione nelle scuole, soprattutto in quelle alberghiere, perché i concetti corretti vanno insegnati fin dalla giovane età, ma non è ancora sufficiente, perché ci vuole l’aiuto di tutti. Quello della ristorazione, prima di tutto, dove ancora, il concetto di utilizzare oli di “qualità” al posto di economici miscugli di oli sicuramente non extravergine, è un altro bel problema molto difficile da risolvere.
Bisogna quindi imparare ad assaggiare per poi diffondere il messaggio che “acquistare olio di qualità si può!”
Ma attenzione, l’olio, quello “buono” può diventare una “dipendenza”, la dipendenza più sana che c’è…. Perché, non dimentichiamocelo, l’olio extravergine di oliva, con i suoi componenti antiossidanti, fa bene a tutto il corpo, un vero elisir di lunga vita!